Farmaci che Distruggono la Vitamina D

Farmaci che Distruggono la Vitamina D

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Introduzione

In questo post si parla di alcune sostanze e farmaci (in genere alcuni psicofarmaci), in grado di distruggere le riserve epatiche di vitamina D. L’assunzione abituale di certi farmaci e inquinanti, può favorire l’induzione dell’enzima Cyp-24, che distrugge le riserve di vitamina D nel fegato.


La Vitamina D è nota per la capacità di rinforzare le ossa. Una carenza di vitamina D può favorire la decalcificazione ossea e la comparsa dell’osteoporosi.

La vitamina D è anche nota per prevenire i tumori e le malattie infettive.

Quindi la Vitamina D non deve mai mancare nell’organismo, o se no, rischiamo di ammalarci.

La vitamina D, da dove la prendiamo?

La prendiamo principalmente dal sole, ed in piccole quantità, anche dai pesci grassi e dai funghi.

Come si forma la vitamina D, dal sole?

La vitamina D si forma, quando esponiamo la pelle alla luce solare; i raggi UVB del sole, illuminando la pelle, trasforma il colesterolo sottocutaneo in Vitamina D, per poi venire accumulato come riserva nel fegato.

La mancata esposizione alla luce solare, può portare a gravi carenze, predisponendo gli esseri umani a osteoporosi, malattie infettive, tumori e disfunzioni immunitarie (malattie autoimmuni).

Le persone che vivono al chiuso, lontano dalla luce solare e che non assumono ne pesce grasso e ne integratori di vitamina D, rischiano gravi carenze di questa vitamina.

Per molte donne, il periodo più critico è l’inverno; a causa delle condizioni climatiche, molte donne escono poco durante il giorno, impedendo alla pelle di formare vitamina D dal sole.

Esistono Farmaci e Inquinanti ambientali che distruggono le riserve di Vitamina D.

Alcuni farmaci e inquinanti ambientali, sono noti per indurre osteoporosi e carenza di vitamina D. Tra i farmaci che possono provocare carenza di vitamina D e Osteoporosi, citiamo i seguenti:

  1. Fenobarbital
  2. Fenitoina
  3. Rifampicina
  4. Carbamazepina
  5. Desametasone

Perché questi farmaci possono indirre Carenza di Vitamina D e Osteoporosi?

Secondo la Pubblicazione medica PMC 539191, il motivo dipende dal fatto che quetsi farmaci si legano al recettore epatico PXR (recettore X del Pregnano).

Il recettore PXR, legandosi a questi farmaci, induce l’espressione dell’enzima epatico Cyp-24, il quale distrugge le riserve di vitamina D.

Allo stesso recettore si legano anche l’acido Litocolico (un sale biliare che aumenta durante le disbiosi intestinali), e molti inquinanti ambientali, diossine, etc.

Quindi per concludere, diciamo che:

Per avere buoni livelli di vitamina D, non è sufficiente esporre regolarmente la pelle alla luce solare e mangiare cibi ricchi di vitamina D, ma è indispensabile stare alla larga dagli inquinanti ambientali e valutare attentamente con il medico, l’impatto di alcuni farmaci.

Riferimenti Bibliografici

Desclaimer

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Pubblicato da Dottor Liborio Quinto

Sono un appassionato di Biologia e Chimica degli Alimenti, e condivido con Voi, il Mio sapere. Chi è interessato a propormi qualcosa, può contattarmi

3 Risposte a “Farmaci che Distruggono la Vitamina D”

  1. Sappiamo ormai che la vitamina D è indispensabile per tantissime funzioni fisiologiche. Ancora, però, non era ben chiaro il ruolo che questa potesse svolgere nel regolarizzare il ciclo mestruale.
    La carenza di vitamina D può essere causata dall’insufficiente esposizione alla luce solare oppure dalla livelli di vitamina D e insulino-resistenza, irsutismo e infertilità, sintomi associati a disturbi dell’ovulazione, che possono condurre alla sterilità e alla sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). Inoltre, è stato ipotizzato che l’aumento dei livelli sierici di vitamina D e calcio possa migliorare la funzione riproduttiva nelle donne con PCOS.
    Lo scopo di questo studio, invece, era di valutare i livelli sierici di vitamina D e di confrontarli con il ciclo mestruale in giovani donne con differenti pesi corporei. Sono stati reclutate 80 studentesse, 77 delle quali hanno completato lo studio. In base alla concentrazione di vitamina D che presentavano, le donne sono state suddivise in due gruppi: a) con livelli <30 ng/mL; b) > 30 ng/mL ≤ 80 ng/mL.
    Nel gruppo a, che presentava basse concentrazioni in circolo di vitamina D, il 40% delle partecipanti ha riferito di avere cicli lunghi, il 27% è stato classificato con oligomenorrea e il 13% con amenorrea. Nel gruppo b, invece, solo il 12% ha riportato disturbi del ciclo mestruale, il 6% ha avuto oligomenorrea e il 6% ha avuto amenorrea. Dunque, le donne con concentrazioni inferiori a 30 ng/mL di vitamina D avevano quasi cinque volte più probabilità di avere disturbi del ciclo mestruale, rispetto a chi presentava valori adeguati della stessa. In conclusione, è stata dimostrata una relazione tra la frequenza dei disturbi mestruali e bassi livelli di vitamina D, per cui risulta necessaria la supplementazione.
    Inoltre, il lavoro di altri autori ha dimostrato che una carenza di vitamina D possa portare ad un aumento dell’ormone paratiroideo, accompagnato da PCOS, infertilità dovuta alla mancanza di ovulazione e alti livelli di testosterone. La vitamina D controlla la biosintesi degli estrogeni regolando direttamente il gene dell’aromatasi e mantenendo l’omeostasi del calcio extracellulare. La vitamina D ha anche un effetto significativo sull’azione dell’insulina, che influisce sulla presenza dei recettori VDR nelle cellule beta pancreatiche a cui il calcitriolo si lega e stimola la secrezione di insulina. Partecipa anche al metabolismo del calcio. La carenza di vitamina D, con l’ulteriore disregolazione del metabolismo del calcio nel corpo, contribuisce alla soppressione della maturazione follicolare ovarica nelle donne con PCOS. Ci sono anche studi che dimostrano che l’integrazione di vitamina D possa regolarizzare il ciclo mestruale nelle donne con PCOS.
    Qual è il dosaggio da non superare se assumiamo la vitamina D tramite integratori? La dose tossica di vitamina D non è stata stabilita. Un rapporto dell’Istituto di Medicina ha concluso che dosi inferiori a 10.000 UI/die non sono solitamente associate a tossicità mentre dosi uguali o superiori a 50.000 UI/die per diverse settimane o mesi sono frequentemente associate a effetti collaterali tossici.
    https://www.mdpi.com/2072-6643/10/11/1729/htm
    scarsa assunzione di alimenti che la contengono, causando un aumento del rischio di osteoporosi, cancro, malattie cardiovascolari, malattie autoimmuni e disturbi mentali come la depressione e la sindrome da dolore cronico. Ma non solo.
    Negli esseri umani, la vitamina D agisce attraverso il recettore della vitamina D (VDR) per modulare l’espressione di circa 3000 geni in vari tessuti compresi tessuti riproduttivi quali ovaie, utero e vagina. Inoltre, i polimorfismi genetici legati ai recettori della vitamina D sono stati collegati ai livelli sierici di ormone luteinizzante, globulina legante gli ormoni sessuali, testosterone e insulina. Questi studi, ormai confermati, hanno suscitato l’interesse di ricercatori che hanno dimostrato di recente la relazione tra bassi livelli di vitamina D e insulino-resistenza, irsutismo e infertilità, sintomi associati a disturbi dell’ovulazione, che possono condurre alla sterilità e alla sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). Inoltre, è stato ipotizzato che l’aumento dei livelli sierici di vitamina D e calcio possa migliorare la funzione riproduttiva nelle donne con PCOS.
    Lo scopo di questo studio, invece, era di valutare i livelli sierici di vitamina D e di confrontarli con il ciclo mestruale in giovani donne con differenti pesi corporei. Sono stati reclutate 80 studentesse, 77 delle quali hanno completato lo studio. In base alla concentrazione di vitamina D che presentavano, le donne sono state suddivise in due gruppi: a) con livelli <30 ng/mL; b) > 30 ng/mL ≤ 80 ng/mL.
    Nel gruppo a, che presentava basse concentrazioni in circolo di vitamina D, il 40% delle partecipanti ha riferito di avere cicli lunghi, il 27% è stato classificato con oligomenorrea e il 13% con amenorrea. Nel gruppo b, invece, solo il 12% ha riportato disturbi del ciclo mestruale, il 6% ha avuto oligomenorrea e il 6% ha avuto amenorrea. Dunque, le donne con concentrazioni inferiori a 30 ng/mL di vitamina D avevano quasi cinque volte più probabilità di avere disturbi del ciclo mestruale, rispetto a chi presentava valori adeguati della stessa. In conclusione, è stata dimostrata una relazione tra la frequenza dei disturbi mestruali e bassi livelli di vitamina D, per cui risulta necessaria la supplementazione.
    Inoltre, il lavoro di altri autori ha dimostrato che una carenza di vitamina D possa portare ad un aumento dell’ormone paratiroideo, accompagnato da PCOS, infertilità dovuta alla mancanza di ovulazione e alti livelli di testosterone. La vitamina D controlla la biosintesi degli estrogeni regolando direttamente il gene dell’aromatasi e mantenendo l’omeostasi del calcio extracellulare. La vitamina D ha anche un effetto significativo sull’azione dell’insulina, che influisce sulla presenza dei recettori VDR nelle cellule beta pancreatiche a cui il calcitriolo si lega e stimola la secrezione di insulina. Partecipa anche al metabolismo del calcio. La carenza di vitamina D, con l’ulteriore disregolazione del metabolismo del calcio nel corpo, contribuisce alla soppressione della maturazione follicolare ovarica nelle donne con PCOS. Ci sono anche studi che dimostrano che l’integrazione di vitamina D possa regolarizzare il ciclo mestruale nelle donne con PCOS.
    Qual è il dosaggio da non superare se assumiamo la vitamina D tramite integratori? La dose tossica di vitamina D non è stata stabilita. Un rapporto dell’Istituto di Medicina ha concluso che dosi inferiori a 10.000 UI/die non sono solitamente associate a tossicità mentre dosi uguali o superiori a 50.000 UI/die per diverse settimane o mesi sono frequentemente associate a effetti collaterali tossici.
    https://www.mdpi.com/2072-6643/10/11/1729/htm

  2. Strano, ma Vero! Esistono alcune statine che fanno aumentare i livelli di vitamina D
    Le statine sono dei farmaci che inibiscono la via biosintetica del colesterolo; Poichè la vitamina D, prende origine dal colesterolo, si potrebbe rischiare una carenza di vitamina D.
    Eppure, ci sono alcune statine anticolesterolo, che invece di abbassare la vitamina D, lo aumentano.
    Tra queste cito la ROSUVASTATINA.
    Il motivo tecnico di questo strano effetto, non si conosce; Alcuni ricercatori pensano che ciò dipenda dal fatto che la resuvastatina oltre a inibire parzialmente HMG-CoA reduttasi, inibisce anche la 7-idrossi-colesterolo reduttasi, dirottando il 7-deidrocolesterolo precursore della vitamina D, verso il grasso della pelle, per essere poi trasformata in vitamina D dai UV del sole

    Fonte Bibliografica
    Vitamin D and Vitamin K Team Up to Lower CVD Risk: Part I – Longevity Medicine Review
    Statins and vitamin D -A hot topic that will be discussed for a long time

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