Attivare ADAM10 per prevenire L’Alzheimer

Attivare ADAM10 per prevenire L’Alzheimer

Attivare ADAM10 per prevenire L'Alzheimer
[Figura-1] La proteina APP (sopra) è espressa sulla superficie dei neuroni e può essere degradata attraverso la via dell’alfa secretasi a mezzo dell’enzima ADAM10 (a sinistra), oppure dalla via della beta-secretasi (BACE-1) a destra. La via della beta-secretasi catalizzata dall’enzima BACE-1, porta alla formazione delle beta-amiloidi insolubili che si depositano all’interno delle sinapsi del cervello, formando le placche beta-amiloidi responsabili dell’Alzheimer. Al contrario, la via dell’ALFA SECRETASI (A SINISTRA), non forma le beta-amiloidi, ma forma un peptide neuroprotettivo chiamato SABAPP-alfa, che potenzia la neurogenesi, la plasticità sinaptica e quindi migliora le funzioni cognitive. Per prevenire -rallentare il decorso della malattia dell’Alzheimer, alcuni ricercatori propongono di stimolare con alcune sostanze, l’espressione di ADAM10, al fine di limitare la formazione delle placche beta-amiloidi, e nello stesso tempo attraverso SABAPP-alfa, attivare la neurogenesi e la plasticità sinaptica del paziente.

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Prevenire L’Alzheimer con sonno, calma e attività fisica moderata

L’Alzheimer è una grave forma di demenza causata dall’accumulo di proteine insolubili beta-amiloidi all’interno delle sinapsi; queste se non vengono rimosse, si aggregano tra loro intasando irreversibilmente le sinapsi. Le sinapsi sono gli spazi vuoti in cui i neuroni comunicano tra loro; se questi spazi vuoti vengono intasati dalle proteine beta-amiloidi, i neuroni incontrano difficoltà a comunicare e si riducono le funzioni cognitive.

Per avere un cervello che funzioni bene, occorre impedire l’accumulo di beta-amiloidi nel cervello.

Un modo per tenere pulito il cervello dalle beta-amiloidi è quello di cercare di riposare regolarmente ed avere un carattere mite; Quando dormiamo e siamo calmi, i livelli di noradrenalina nel cervello calano, e gli spazi vuoti del cervello si allargano (anche del 20%), consentendo al liquido cerebrospinale rilasciato dal sistema glinfatico, di entrare in questi spazi vuoti ed eliminare le beta-amilodi che si sono formati durante la giornata. Attenzione! Durante il sonno il liquido cerebrospinale riesce ad eliminare le beta-amiloidi, ma non le beta-amiloidi che si sono aggregate tra loro (placche beta-amiloidi); quindi il corretto sonno non cura l’Alzheimer, ma può prevenirlo e/o rallentare il suo decorso. Per approfondire il ruolo del sonno e della calma per la pulizia del cervello dalle proteine beta-amiloidi, consiglio la lettura delle seguenti pubblicazioni:

Ruolo dell’Attività fisica moderata nella prevenzione dell’Alzheimer

Un altro fattore potente che aiuta a prevenire l’Alzheimer è l’attività fisica moderata; correre, camminare, fare biciciletta, nuotare o semplicemente dedicarsi alle attività di giardinaggio, stimola il cervello a produrre il fattore di crescita neurotrofico BDNF. Il BDNF simola i neuroni dell’ippocampo (zona della memoria e dell’apprendimento) e della corteccia cerebrale prefrontale a crescere ed a formare nuove sinapsi; queste aree del cervello diventano più voluminose sotto l’azione del BDNF, prevenendo il decadimento neurologico. Quindi chi pratica regolarmente attività fisica moderata ed aerobica, tende a prevenire l’Alzheimer, non perché viene ridotta la formazione delle beta-amiloidi, ma piuttosto perché aumenta il numero di neuroni e di sinapsi. nell’ippocampo e nella corteccia prefrontale. Per approfondire, leggere la pubblicazione: L’attività fisica aumenta il volume del cervello https://liborioquinto.altervista.org/lattivita-fisica-aumenta-il-volume-del-cervello/

Aumentare la neurogenesi e la plasticità sinaptica, sbloccando la resistenza del recettore del BDNF al BDNF

Abbiamo detto che il BDNF stimolato dall’attività fisica provoca l’aumento del volume dell’Ippocampo e della corteccia cerebrale prefrontale; Il BDNF esercita la sua azione, legandosi al suo recettore. Il recettore del BDNF alle volte può sviluppare resistenza al BDNF, e quindi quando il recettore è bloccato, il BDNF non riesce a stimolare la neurogenesi. Vediamo come si potrebbe sbloccare la resistenza del recettore cerebrale al BDNF. L’enzima che provoca la resistenza al recettore del BDNF si chiama PTP1B (EC3.1.3.48). Questo enzima è una fosfatasi che disattiva i recettori del BDNF, della leptina e dell’insulina; quando il PTP1B è molto attivo, non solo provca resistenza alla neurogenesi, ma promuove anche resistenza alla leptina (predisponendo al sovrappeso) e resistenza al recettore dell’insulina, promuovendo il diabete-2. Esistono delle sostanze naturali che bloccano l’enzima PTP1B, contribuendo così a sbloccare i recettori cerebrali del BDNF, della leptina e quello dell’insulina; quetse sostanze sono rappresentate principalmente da polifenoli. Per un maggior approfondimento sull’argomento, leggere la mia pubblicazione: Inibire il PTP1B per dimagrire e ringiovanire il cervello https://liborioquinto.altervista.org/inibire-ptp1b-per-dimagrire-e-ringiovanire-il-cervello/ .

Ma ora veniamo alla Biochimica dell’Alzheimer

Sulla superficie dei neuroni vengono espresse le proteine APP, che dalla loro degradazione si possono formare le proteine beta-amiloidi responsabili dell’Alzheimer.

Le proteine APP presenti sulla membrana cellulare dei neuroni, possono avere due destini: La Via della BETA-SECRETASI che porta all’accumulo di placche beta-amiloidi responsabili dell’Alzheimer, oppure la via dell’alfa-secretasi, dove la proteina APP viene trasformata in peptidi solubili neuroprotettivi e quindi preventivi dell’Alzheimer.

Pare che nei soggetti che sviluppano l’Alzheimer, si ha uno squilibrio tra le due vie di degradazione, a favore della via della beta-secretasi che porta alla formazione delle placche beta-amiloidi.

Gli scienziati suggeriscono di favorire l’attivazione della via dell’alfa secretasi, avvalendosi anche di farmaci e sostanze naturali.

La Via dell’alfa secretasi “preventiva dell’Alzheimer“, è catalizzata dall’enzima ADAM10 (EC3.4.24.81), mentre la via cattiva della “beta-secretasi” che porta alla formazione dell’Alzheimer è catalizzata dall’enzima BACE1 (EC3.4.23.46); in teoria bisogna stimolare l’attività enzimatica dell’ADAM10 per prevenire l’accumulo dell’Alzheimer e migliorare la cognizione.

Come stimolare ADAM10 nella prevenzione dell’Alzheimer?

ADAM10 trasforma la proteina APP in un peptide neuroprotettivo, chiamato sABAPP-alfa; questo peptide si lega al recettore alfa-7-nAChRs, migliorando la plasticità sinaptica, la neurogenesi e quindi le funzioni cognitive.

Quindi, ADAM10, non solo previene la formazione del beta-amiloide, ma produce il peptide neuroprotettivo sABAPP-alfa; per questo motivo gli scienziati ipotizzano che potenziando l’espressione genica e l’attività enzimatica di ADAM10, si possa fermare lo sviluppo della malattia dell’Alzheimer.

Tra le sostanze naturali in grado di aumentare ADAM10 nel cervello, la professoressa Patricia Regina Manzine et al, cita le seguenti sostanze: I retinoidi, i polifenoli del te verde (EGCG), la cryptonschinano, il lingustilide, la curcumina, la bryostatina-1 ed il 6-ginegerolo.

I retinoidi ed alcuni derivati sintetici dei retinoidi, legandosi ai loro recettori RAR/RXR espressi nel cervello, stimolano l’espressione genica dell’enzima ADAM10, prevenendo l’accumulo di beta-amiloidi e stimolando la neurogenesi e la plasticità sinaptica attraverso la formazione del peptide SABAPP-alfa. Gli esperimenti sono stati condotti su cavie di laboratorio ed anche su esseri umani con interessanti risultati.

Anche l’Epigallocatechina-3-gallato contenuto nel te verde, sembra contribuire a rafforzare l’attività enzimatica di ADAM10 nel cervello delle cavie di laboratorio, migliorando le funzioni cognitive e riducendo il deposito delle placche beta-amiloidi.

Il Rallentamento metabolico dovuto a diete ipocaloriche e l’ipotiroidismo, sono fattori di rischio per l’Alzheimer?

Quando mangiamo poco per lunghi periodi, il metabolismo si impigrisce; questo c’è lo insegnano i medici Luca Speciani ed Attilio Speciani padri della dietaGift e dell’alimentazione di segnale. Ad uno scarso apporto calorico, l’organismo reaggisce rallentando la produzione di ormoni tiroidei.

La carenza di ormoni tiroidei a loro volta abbassano il metabolismo e riducono la capacità del fegato di idrolizzare il beta-carotene in vitamina A (retinolo); ne consegue che una dieta ipocalorica prolungata oppure l’ipotiroidismo, predispongono ad una carenza di retinoidi, perché il fegato non riesce ad idrolizzare il beta-carotene in retinolo. Per approfondire la relazione tra diete ipocaloriche e deficit di retinoidi, leggere il mio articolo: Secchezza della pelle e dieta https://liborioquinto.altervista.org/secchezza-della-pelle-e-dieta/ .

poiché la professoressa Patricia Regina Manzine et al evidenzia l’importanza dei retinoidi nell’attivare ADAM10 e prevenire l’Alzheimer, possiamo sospettare la relazione che lega le diete ipocaloriche con lo svilppo dell’Alzheimer, ed a sostegno di ciò, ci sono delle pubblicazioni che evidenziano l’ipotiroidismo come un fattore di rischio per l’Alzheimer, come quetsa pubblicazione: Salehipour, A., Dolatshahi, M., Haghshomar, M. et al. The Role of Thyroid Dysfunction in Alzheimer’s Disease: A Systematic Review and Meta-Analysis. J Prev Alzheimers Dis 10, 276–286 (2023). https://doi.org/10.14283/jpad.2023.20 .

Domanda!

Sarà quindi la carenza di vitamina A determinata dall’abbassamento del metabolismo tiroideo, ad aumentare il rischio di Alzheimer? Questa è una domanda che mi piacerebbe avere una risposta, ma collegando i vari articoli letti nel corso degli anni, sembra confermare questa ipotesi.

Infine per chi volesse approfondire il metabolismo dell’acido retinoico, suggerisco la lettura del sequente mio articolo: Metabolismo dell’acido retinoico .

Aumentare la Neurogenesi e prevenire l’Alzheimer con gli attivatori del recettore GPR109A

Il recettore GPR109A distribuiti nel tessuto cerebrale, quando vengono attivati contribuiscono a rafforzare le funzioni cognitive, la neurogenesi e prevenire l’accumulo di placche beta-amiloidi.

Il GPR109A, quando viene attivato, esprime l’enzima NEPRILISINA (EC 3.4.24.11), che degrada le proteine BETA-AMILOIDI che si accumulano nel tessuto cerebrale; quindi la neprilisina è un’altro enzima che previene il deposito di beta-amiloidi nel cervello. La GPR109A, quando viene attivata, esprime anche l’ormone neurotrofico BDNF che stimola le sinapsi e le funzioni cognitive. Il GPR109A quando viene attivato, inibisce l’espressione delle proteine APP precursori dei beta-amiloidi. In conclusione, stimolare il recettore GPR109A, può contribuire a rinforzare la memoria, e prevenire lo sviluppo dell’Alzheimer. Gli attivatori del recettore GPR109A sono l’acido butirrico, l’acido beta-idrossi-butirrico, l’acido Keto-butirrico e la niacina. L’acido butirrico aumenta nel sangue quando mangiamo le fibre vegetali; I batteri dell’intestino, fermentando le finre vegetali, producono acido butirrico, attivando il recettore GPR109A. L’attività fisica prolungata, il digiuno intermittene favoriscono la chetosi; nella chetosi aumentano i livelli di acido beta-idrossibutirrico che è un potente attivatore del recettore GPR109A. Anche la restrizione dietetica della metionina può attivare i recettori GPR109A, perché a causa della degradazione dell’omocisteina, si forma l’acido Keto-idrossi-butirrico, che probabilmente si lega anche ai recettori GPR109A. Infine anche la Niacina (una forma della vitamina B3), stimola il recettore GPR109A, svolgendo un azione preventiva per la salute del cervello. Per approfondire il ruolo del GPR109A e dei suoi ligandi per la prevenzione dell’Alzheimer, suggerisoc di leggere il mio articolo: Aumentare il BDNF nel cervello https://liborioquinto.altervista.org/aumentare-il-bdnf-nel-cervello/

Fonte Bibliografica (Attivare ADAM10 per prevenire L’Alzheimer)

DESCLAIMER – le Informazioni Pubblicate su Alimentazione e Nutraceutica hanno carattere esclusivamente divulgativo e non devono essere considerate come consulenze né prescrizioni di tipo medico o di altra natura. Prima di prendere decisioni riguardanti la propria salute, compresa quella di variare il proprio regime alimentare, è indispensabile consultare, di persona, il proprio medico

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Pubblicato da Dottor Liborio Quinto

Sono un appassionato di Biologia e Chimica degli Alimenti, e condivido con Voi, il Mio sapere. Chi è interessato a propormi qualcosa, può contattarmi

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